ATTITUDE Magazine Interview 2016 (Complete)

 

Attitude Magazine
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1.Con i “supereroi” popolari come non mai – con l’immenso universo cinematografico Marvel e ovviamente Legends of Tomorrow della DC – a che cosa attribuisci il successo di questi personaggi e show? Cosa accade nel mondo reale di oggi che abbia potuto creare questa voglia di personaggi fantastici (anche se, come nel caso di Captain Cold, l’etichetta di “eroe” stona)?

Semplicemente deriva dall’essere differenti. Presumo. Penso che la maggior parte delle storie di supereroi parlino di questo. Essenzialmente. Qualcuno all’improvviso è penalizzato perché è fuori la norma, “l’altro”, e poi scopre che la cosa che più lo rende diverso è quello che salverà il mondo. A quanto pare i fumetti hanno una cospicua fan base di LGBTQ. Mi sembra che questa non sia probabilmente una coincidenza.

2. I supereroi di oggi sono anche imperfetti più che mai, più umani – forse più invincibili ma certamente non infallibili. Jessica Jones ne è probabilmente il miglior esempio. Perché pensi che ci sia stato un cambiamento nel mondo in cui vediamo ora gli eroi che ci presentano?

Penso sempre più che ci aspettiamo di vedere, o forse chiediamo di vedere, un qualche riflesso di noi stessi sullo schermo. Quindi ha senso che i nostri supereroi gradualmente diventino più simili a noi. Più imperfetti. Più umani. In lotta con il fare la cosa giusta. Non sapendo sempre in cosa consista. A volte è l’argomento principale della storia. Cercando di capire cosa sia il “giusto”. In una data situazione.

3. Pensi che la fama di show come Legends of Tomorrow sia basata sull’ottimismo del pubblico – in cui mostrano un mondo in cui i buoni, anche se imperfetti, continuano a combattere per il bene – o siamo in fin dei conti pessimisti, perché noi, il pubblico, ci consoliamo con il mondo dei fumetti perché è troppo doloroso e difficile avere a che fare con quello reale?

Non so. Entrambe le cose? Non sono un esperto in materia. Ma direi di si, i fumetti e i film sono essenzialmente creati per riflettere una prospettiva ottimistica. In cui il bene trionfa sul male. Prima o poi. Ma prima che accada sembra che il male abbia il suo bel momento di gloria. Almeno secondo Hollywood. E penso che siamo invitati a gioirne allo stesso modo.

4. Cosa ne pensi dello stato delle cose nel mondo oggi? Sei più un ottimista o un pessimista?

Il primo. Di solito. Mi piace credere – ho deciso di credere – che la gente farà la cosa giusta. Ho deciso di credere che se abbandoni due persone su un’isola nel mezzo dell’oceano, che si odiano l’un l’altro, per qualunque ragione, e se fai dipendere la loro sopravvivenza dall’andare d’accordo, prima o poi sarà così. Voglio dire, è la Terra. L’isola è come la Terra, l’oceano è lo spazio. Non abbiamo deciso di stare lì in quella prospettiva. O siamo stati forzati a farlo.

4a. Dal modo in cui sembra divisa l’America dal punto di vista di uno straniero – il divario tra i sostenitori di Trump e quelli della Clinton, l’incessante numero di donne e uomini neri uccisi dalla polizia, la divisione tra quelli favorevoli al possesso di armi e quelli sfavorevoli – come sembra divisa l’America vista dall’interno?

Questa è un’argomentazione con un sacco di parti in gioco. Quello che posso dire è che ho lavorato fuori dagli Stati Uniti e ho viaggiato fuori dagli Stati Uniti. E nessun Paese è perfetto. Tutti hanno i loro problemi.

5. Come pensi che queste divisioni possano sistemarsi, oppure sono così strutturate nel marchio di fabbrica dell’America che possono solo approfondirsi e sfigurarsi?

Penso che la chiave sia coltivare l’empatia. Esponendo noi stessi – ripetutamente, costantemente – a gente che non è come noi, è la chiave. Se vivo in una piccola cittadina e l’unica esperienza che ho di un altro gruppo – Musulmani, trans, o qualunque altra cosa – è tramite la televisione e i siti web che frequento perché me lo trasmettono in una maniera rassicurante, incoraggiante, come potrei mai imparare com’è essere nei loro panni? Non lo so. Devo avere il desiderio – e la motivazione – ad avventurarmi oltre il mio cortile di casa. Devo fare quella scelta.

5a. “Il Sogno Americano” è stato sostituito da “L’Incubo Americano”?

Qualunque sia la situazione attuale, non penso che nessuno sia pronto a gettare ancora la spugna. Io incluso.

6. Lontano dalle telecamere, com’è stato il tuo viaggio personale verso il coming out?

E’ stata una lunga strada. L’ho fatto a modo mio. E con il mio tempo. Quando mi sono sentito pronto. Emotivamente, mentalmente, spiritualmente. Quando ho avuto un sistema di supporto alle spalle. Penso che questo sia fondamentale. Prima di tutto gettare delle solide fondamenta e poi prendere le più grandi decisioni della vita.

6a. E’ un po’ come vedere il tuo coming-out attraverso un prima di scelte di carriera sbagliate? E’ stata più una decisione personale che professionale?

Il coming out – pubblico – non ha niente a che vedere con la mia vita professionale. Ho passato i miei 20 anni e l’inizio dei 30 concentrato sulla mia carriera, cercando di creare il mio marchio. Tutto il resto passava in secondo piano. Amici, famiglia, comunità. Tutto veniva dopo. Ma quando mi sono avvicinato ai miei 40 anni c’è stata un’inversione di marcia. Ora la mia carriera viene per ultima e le persone per prime. Raccontando la mia verità, con integrità, in linea con me stesso. Queste sono ora le priorità. Non penso sia mai stato così interessato prima alle persone. E meno interessato ad Hollywood.

7. Nonostante le tue motivazioni, molti attori gay restano nascosti al giorno d’oggi nel tentativo di proteggere le loro carriere e non alienare “l’America più conservatrice” – pensando chiaramente che possa cambiare qualcosa, sebbene non velocemente come noi liberali potremmo immaginare. Perché pensi che l’omofobia sia così radicata in alcune persone? E fino a che punto il sistema – Hollywood, gli agenti, i pubblicisti, i manager, ecc – che dissuadono i loro clienti ad essere aperti – è parte del problema?

Penso che il problema possa essere Hollywood. Ho passato sei anni come precario lavorando per uno studio e per dirigenti di rete. Come assistente. E ho passato un sacco di tempo con queste persone. Li ho visti nel dietro le quinte. E molti di loro si basavano sulla paura. Non penso che un dirigente medio decida di non ingaggiare un attore apertamente gay perché odiano la gente gay. Hollywood è un business. E’ un’azienda. E’ incentrata sul profitto. E se sono un dirigente e sto cercando di accontentare i miei capi d’azienda e garantire un weekend con un grande inizio – e hai una sola possibilità, lo sai, ai botteghini – e voglio tenermi un tetto sulla testa e devo scegliere tra ingaggiare un attore etero per il ruolo principale nel mio film e un attore che è apertamente gay, sceglierò l’attore etero perché non voglio rischiare di rendere ostili varie parti della popolazione. Non perché odio i gay. Questa è la mia opinione. Potrei sbagliarmi.

8. Quando hai sperimentato l’ultima volta l’omofobia, puoi descrivere cosa è successo e come ti ha fatto sentire?

E’ stato probabilmente sulla mia pagina ufficiale Facebook. La gestisco da solo e mi piace leggere i commenti quando posso. E la maggior parte sono adorabili. E’ un posto davvero d’aiuto. Ma ogni tanto c’è un “muori frocio”. Ed è sempre una sorpresa. Ma mi ricorda che sono lo schermo vuoto su cui qualche sconosciuto proietta la sua merda. Questi commenti sono indirizzati a me e apparentemente sono su di me ma nella realtà questa gente sta raccontando sé stessa. Questo è il loro lavoro. Non il mio.

9. Come uomo di razza mista/di doppia cultura, come ti senti quando vedi al telegiornale che un altro giovane ragazzo nero è stato colpito dalla polizia?

Non sono totalmente d’accordo con il “doppia cultura”. Non posso dividere la mia cultura in due. Ma per rispondere alla tua domanda, mi fa sentire stanco. E triste. E furioso. E frustrato. E mi piacerebbe credere che sentirei tutte queste cose anche se non fossi di razza mista.

9a. Perché pensi ci siano così tante sparatorie? E’ semplicemente perché le forze di polizia Americane sono istituzionalmente razziste – e se non è così, perché?

Ci sarebbero più di un milione di risposte a questa domanda. Da quello che ho letto, la militarizzazione della polizia – la militarizzazione intenzionale – è parte del problema. E’ come se stessi scrivendo una sceneggiatura. Non do una pistola ad uno dei miei personaggi, se non perché ho pianificato che la useranno.

10. Sei stato onesto e aperto riguardo alla tua depressione – cosa che ammiro davvero (cosa di cui soffro anche io) – perché questo aiuta a rimuovere il tabù che è ancora attorno ai problemi mentali. Come descriveresti la depressione a qualcuno che non l’ha mai provata?

Beh quando sai cos’è la depressione – o qualcosa – è difficile da descrivere. E’ difficile da mettere in parole. E’ anche differente da persona a persona. E il fatto che non riesci a capire cosa sia questa cosa per gli altri, è incredibilmente frustrante. Aggiunge ancora un altro senso di isolamento. Detto questo, recentemente ho avuto una collaborazione video con “The Mighty” e abbiamo provato a catturare il senso di quello che potrebbe essere la depressione. Per alcuni. E’ su YouTube.

10a. Credi che non saresti la stessa persona creativa che sei oggi senza aver sofferto di depressione? Questo vuol dire, senza che suoni troppo pomposo, che la sofferenza genera l’arte?

Non lo so. Eviterei di far suonare la depressione come romantica in qualunque senso. Perché non lo è. E’ devastante. Ma mi ha anche dato del materiale. Si. Mi ha forzato ad imparare come trasformare la paglia in fili d’oro. Creativamente. Per sopravvivere. Un sacco dei miei scritti – prima le sceneggiature e ora le note personali che posto – parlano di cose che ho affrontato. Cose dolorose. Mettendole su carta – è stato curativo. Condividere i miei scritti con altra gente – è curativo. Sapere che alcuni di loro lo trovano curativo quando leggono qualcosa che ho scritto, sapendo che non sono solo – anche questo è curativo. L’espressione personale è così importante. Con qualunque mezzo a tua disposizione. Trova giusto qualcosa che funzioni per te e inizia il processo di tirar fuori quella cosa che è dentro di te che ti causa sofferenza.

11. Il tabù attorno all’ammettere di avere problemi mentali è, a parer mio, connesso alla paura di sembrare deboli, o essere vulnerabili?

Potrebbe essere. Sono d’accordo con la paura del sembrare deboli. O essere percepiti come deboli. Ma non penso che la debolezza e la vulnerabilità siano la stessa cosa. Per me essere vulnerabili significa essere aperti emotivamente. Permeabili. Non mi importa se la gente pensa che io sia vulnerabile. Penso che essere vulnerabili sia essenziale se mi sto per interessare a qualcosa oltre a me stesso. Ma credo che la gente confonda quella qualità per debolezza. Specialmente nel lavoro. In quel momento devo tirare fuori la spada.

11a. Perché dici così, pensi che noi (in generale) vediamo la vulnerabilità con disprezzo/ansia/paura? In uno dei suoi famosi Ted Talks, Brene Brown parla magnificamente di come la vulnerabilità sia necessaria per quelli che vivono “con tutto il cuore”. Quando difficoltoso, o facile, pensi che sia essere vulnerabile? (Per informazione, The Ted Talk è qui: https://www.ted.com/talks/brene_bro...)


La vulnerabilità ha bisogno di allenamento. Parlo per me stesso. Perché il mondo può essere un posto spaventoso. Per la comunità gay, per la gente di colore, per la gente gay di colore. Restare aperti, mettermi nei panni di qualcun altro quando richiede lavoro e consapevolezza e coraggio solo per stare nei miei. Tutto questo richiede dell’allenamento. E intenzione. 

12. Se, leggendo questo articolo, c’è un adolescente gay che è in lotta con la sua sessualità, o viene preso in giro per questo, o sta prendendo in considerazione il suicidio come una conseguenza della sua situazione, cosa gli diresti?

Sai, direi quello che dicono gli altri: andrà meglio. Un giorno troverai la tua tribù. Devi solo fidarti della gente che è lì fuori che aspetta di amarti e celebrarti per quello che sei. Nel frattempo, la realtà è che dovresti essere la tua stessa tribù. Dovresti essere il tuo miglior amico. Questo non è qualcosa che ti insegneranno a scuola. Quindi inizia il lavoro dell’amare te stesso. Assicurati di parlare a te stesso, nella tua testa e ad alta voce, come se parlassi al tuo miglior amico. O come vorresti che ti parlasse il tuo miglior amico.

13. Hai avuto esperienza con del vetriolo tossico digitale quando un meme ti ha preso in giro per il tuo metter su peso. Come ti sei sentito al tempo, e come ti senti ora?

Al momento è stato traumatizzante. Ma da questo è nato qualcosa di positivo. Diverse cose positive. Prima di tutto sono stato capace di allenare il mio esprimere me stesso e tirar fuori – la rabbia – da me e metterla su carta. Dopodiché quando l’ho condivisa, la gente ha risposto. Un sacco di gente. E’ questo quello di cui parlavo prima. Quell’esprimere se stessi può essere al tuo servizio ma può anche dar beneficio ad altra gente.

13a. Perché pensi che la gente possa essere così crudele? Perché pensi che prendere in giro gli altri per la loro corporatura sia così diffuso ai giorni nostri – nella società in generale e nella comunità gay in modo specifico?

Penso che molto abbia a che vedere con la gente che è convinta – tutta la gente, non solo la tua comunità di riferimento – che se ti vuoi sentire meglio con te stesso devi demolire qualcun altro. Non credo funzioni in quel modo. Depotenziarti non potenzia me. Non a lungo. Può farti sentire bene per tipo 5 secondi – distruggendone uno nuovo – ma poi mi sentirò di nuovo una merda. Così lo dovrò fare di nuovo. E ancora. E ancora. E’ una droga. Sono sempre alla ricerca della prossima dose. Perché non ho centrato il problema principale, che è il perché prima di tutto mi sento una merda. 

14. Potrebbe sembrare (per i profani, forse) che la recitazione sia per gli estroversi e scrivere sia per gli introversi. Da attore e scrittore, pensi che questa (probabilmente ampia) generalizzazione sia basata sulla realtà?

No. penso che ci sono attori, estroversi, e attori che sono estroversi. Mi metto nella prima categoria. Per quanto riguarda gli scrittori, non lo so. Potresti dire probabilmente qualcosa di simile.

15. Quale sarebbe la cosa che ti piace di più nella tua vita che ti fa sentire che la tua qualità della vita sta migliorando? Perché?
Olio alla lavanda. Ne metto un po’ all’interno dei polsi ogni mattina. E’ l’unico profumo che metto. E l’ho quasi finito.

Traduzione a cura di Kiara – fonte Wentworth Miller pagina facebook