L’interruzione nella Conversazione: desiderio di affermare il proprio potere senza voler ascoltare le Verità dell’altro.

Lezioni di Psicologia. Wentworth ci parla di comunicazione. L’interruzione danneggia la dinamiche affettive, sminuendo l’altro, dando origine a rabbia, risentimento e riluttanza ad essere aperti a una futura conversazione.

Wentworth parla per la prima volta di suo padre. Alcuni di voi che seguono Went da più tempo ricorderanno che già in passato durante qualche intervista, era trapelato un ingenuo, celato livore nei confronti del padre, o meglio, nei confronti dell’educazione severa imposta dal padre, ma Wentworth non si era mai sbilanciato oltre. Educato a mantenere custodito il suo rapporto con la famiglia, Went non ha mai dimostrato disinvoltura nel nominare padre, madre e sorelle. In qualche nota e mailbag passate ha citato i nonni come modello di vita e prezioso retaggio.

Went con suo nonno nel New England beach attorno al 1973 (Postato da Went su Facebook con la storia di questa foto nel giugno 2016)

Ma questa volta Went non parla solo di patriarcato come ha sempre fatto (Vedi sezione Open Thread, Note, Mailbag, e Tesi di Laurea). Qui abbiamo una “confessione” marcata e una spiccata sincerità nel tirare fuori qualche sassolino nella scarpa. E non solo, il suo post va ben oltre il semplice puntare il dito sulle colpe altrui. Wentworth sottopone, al suo scan psicologico, una questione dibatutta ed argomentata in psicologia della comunicazione. Ciò che analizza in questo semplice diretto commento su instagram, è materia trattata in campo medico per i problemi della salute mentale, dove vengono esercitati i principi di una partecipazione attiva e un reale interesse nei confronti di un interlocutore e delle sue parole. ASCOLTARE, è ancora una volta la parola chiave della sua riflessione di ieri. Dietro una richiesta di conversazione, a volte, si nasconde un dolore, una richiesta d’aiuto, una lotta interna. Interrompere un discorso, dandolo per scontato, non solo può essere frainteso come una indisponibilità/insofferenza di una persona verso l’altra ma assume una percezione molto più grave di questa: la difficoltà nell’ascoltare, fornisce atteggiamenti sbagliati nel rapporto comunicativo con l’altro. Atteggiamenti nei confronti di un dialogo che sono di tendenza negativa, come giudicare l’altro, interromperlo o interpretare il suo discorso, investigare su cosa vorrebbe dire l’altro, consolare in maniera risolutiva senza aver ascoltato fino in fondo sono dannosi per la capacità di linguaggio e influiscono sul futuro dei nostri legami affettivi, anche in età adulta.

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Scusate l’infarcimento psicologico di questo articolo che ricopre il ruolo di integrazione al post che state per leggere, ma era doveroso, per noi di Wentworth Miller Italia, affrontare la questione della sana conversazione in quanto l’intero sistema del social network oggi è contrastato da varie forme di “interruzioni” e ad esserne vittime sono le future giovani generazioni.


Traduzione a cura di Lucia

Difficile da credere, forse (considerando questa piattaforma), ma sentirmi inascoltato è, per me, l’impostazione predefinita.

Per me, essere interrotto è una delle linee guida più affidabili della vita. Mio padre? Il primo e il peggiore. Così implacabile (e di successo in questo) che alla fine l’ho affrontato. Avevo 12 anni? 13? “Perché mi interrompi sempre?” Lui rispose: “Perché so cosa stai per dire”.

Pensavo volesse dire che ero noioso, che la mia conversazione fosse prevedibile. Mio padre era una specie di divinità a casa sua, (apparentemente) onnisciente e onniveggente, quindi era facile da accettare. Che leggeva nella mente. Che sapeva cosa avrei detto prima ancora che aprissi bocca. Allora perché dirlo? Meglio cedere la parola. Prima a lui poi agli altri.

Ho lavorato su set in cui i colleghi cambiavano argomento quando io intervenivo. Ho presentato copioni ad uomini che sbadigliavano e si voltavano su sedie girevoli. Ho condiviso pasti annuendo e facendo “mmh” mentre le persone care esplodevano.

Condizionato a dubitare che valga la pena ascoltarmi, non do’ per scontato che ho o merito la tua attenzione. Anche ora mi zittisco quando vengo interrotto, lascio che il microfono passi dalle mie mani per tornare… forse, un giorno.

Di tanto in tanto qualcuno mi parlerà sopra e io continuerò a parlare, parleremo ENTRAMBI finché loro non si rendono conto che io sto ANCORA parlando, e allora la situazione prende SUBITO una strana piega.

(Qual’e’ la probabilita’ che io abbia scelto di recitare perché mi piaceva l’idea di una sceneggiatura? “Tu parli, poi parlo io e poi parli tu. E mi interromperai solo se è scritto.”)

Va meglio nelle interviste e nelle sessioni di domande e risposte perché l’invito a parlare è esplicito. Nei gruppi tendo ad essere vago sorridendo e/o a concentrarmi sugli altri, genuinamente interessato ma sollevato che i riflettori siano altrove. Le persone non ti interrompono quando chiedi qualcosa su di loro.

Solo dopo i miei 40 anni ho avuto un’altra spiegazione, un altro motivo per cui mio padre mi avrebbe interrotto così di continuo. “So cosa stai per dire”, diceva. Forse era vero. O forse aveva paura. Di quello che avrebbe potuto sentire. Quali parole e in quale ordine sarebbero potute uscire dalla mia bocca di pre-adolescente.

Forse è così che la gente gestisce ciò che ha da dire. Non e’ questione di avere tanto da dire ma di non volere ascoltare. Non e’ questione di avere tanto da rivelare ma di essere terrorizzati da quello che gli altri potrebbero rivelarci. – W.M.

Una risposta a “L’interruzione nella Conversazione: desiderio di affermare il proprio potere senza voler ascoltare le Verità dell’altro.”

  1. Non c’è molto da dire su questo post, se non la tristezza e la voglia di abbracciare forte Went.
    Ho notato però una cosa:” mio padre era una divinità in casa sua” e non dice “nostra”, che a me verrebbe piu’ spontaneo. Ed ecco che mi viene la domanda spontanea : Went si sentiva a casa ? Il dubbio è forte, come é forte il pensiero di capire quanto é stato male.
    Sono rimasta sbalordita da questa confessione, e spero che gli serva per guarire completamente.
    Tanti saluti a tutti/e, a presto per gli auguri.

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