Mailbag 9.1 – 20 settembre 2018

Link delle risposte in originale QUI.

Le domande e le risposte vengono tradotte e interpretate fedelmente dall’originale. L’adattamento italiano corretto vale solo per le risposte gramamticalmente ben formulate da Went; per quel che riguarda, invece, le domande, a volte potranno sembrarvi scorrette, prive di punteggiatura con verbi e tempi errati, quindi non fluide alla lettura. Poichè traduciamo esattamente come il fan pone il suo commento si tenga presente che molte persone, che formulano la loro domanda, non sono di lingua inglese. 

Traduzione a cura di Kiara 

Domande eccellenti. Come sempre. Per vostra informazione, questo potrebbe essere tutto per ora. Ho il conto in banca pieno. Se ci fosse l’opportunità di tornare per un secondo turno, lo farò. Fino ad allora. – W.M.

* * * * *

Come stai?

Bene.

Quando risponderai alle domande Wentworth

Ora.

Come la pensi sui ravioli?

Sono favorevole.

Hai mai voglia di una sigaretta?

Di tanto in tanto.

Qual è il tuo numero di scarpe?

Mutevole.

Hai mai immaginato una carriera da musicista / cantante?

Sì.

Chi ti ha offerto più sostengo e incoraggiamento nella vita?

Io.

Hai consigli per la tua versione più giovane come scrittore?

Scrivi quello che ti piacerebbe leggere.

Perché hai rimosso il tuo ultimo stato sul “dire la verità”?

Quel post era sull’onda del momento. Per quel momento.  Poi è tutto finito.

pensi che sia possibile scrivere di un processo che sta attraversando il tuo personaggio (in una storia / un libro che stai creando) e, nel farlo, passi da questo processo anche tu? Anche se non è qualcosa che stai passivamente o attivamente affrontando (o che devi affrontare).

Sì. E devo stare attento. Personalmente, trovo fin troppo facile entrare in empatia / restare coinvolto da personaggi immaginari, sia creati da estranei che da me stesso.

E potremmo PENSARE che stiamo scrivendo di qualcosa che non stiamo “trattando passivamente o attivamente”, ma sospetto che il nostro inconscio (subconscio?) si diverta a guidarci, per ragioni note solo a sé stesso, verso persone / situazioni / soggetti designati. Potrei anche non essere consapevole di avere della m-rda chiusa da qualche parte che ha bisogno di un’uscita prima di iniziare a metterlo in parole. Sono tipo, “Sto scrivendo cose di finzione!” La mia finzione è tipo “Oh, sto scrivendo di te“.

Quello – per quanto mi riguarda – è un territorio che vale la pena esplorare. ED è importante praticare l’auto-cura, in qualsiasi processo creativo. Lasciare una scia di briciole di pane. Così puoi ritrovare la strada di casa.

Come resti positivo, quando le cose ti vanno contro..?

Non uso (in genere) parole come “restare” o “rimanere positivo”. C’è del negativo nel mondo esattamente come c’è del negativo in me. Bordi. Correnti scure. Non vedo il motivo di fingere che non sia così. Ignorando questo / loro. Penso che sia malsano. A lungo termine. Preferisco identificare il negativo e accordami con lui. Che potrebbe sembrare come se lo lasciassi in pace. Dandogli rispetto e spazio. A volte il negativo (in me) vuole solo essere riconosciuto.  A volte dirò, ad alta voce, a me stesso, “Ok … Okay, amarezza … ti vedo … ti vedo e mi sto alzando dal letto. Ho un milione di cose da fare “. Non sto negando ciò che è reale per me. E ho bisogno di finire quelle str-zate.

KEEP CALM & CARRY ON [MANTIENI LA CALMA E VAI AVANTI ndr] (o quello che è) non risuona con me. PIANGI IN AUTO &  RITIRA LA ROBA DAL LAVAGGIO A SECCO risuona di più.

Immagino di volerlo sapere, hai potuto vedere granché con i “nuovi” (cioè i più recenti) occhiali di Captain Cold?

Immagina uno schermo nero… Ora immagina un buco sullo schermo della larghezza di un righello di legno posato su un lato… Ora appendici su una pelliccia finta… Ora guarda attraverso il buco… C’è Dom! O è Franz? Chi può dirlo? Aspetta che loro dicano qualcosa.  Allora lo saprai di sicuro.

Ciao Wentworth, ho un disturbo PTSD [disturbo post-traumatico da stress ndr],Depressione, Ansia, Panico e Agorafobia. Puoi dirmi quando eri nel tuo momento peggiore, quello che è stato un rapido “strumento”/”abilità nel fronteggiare i problemi” che ti ha aiutato ad andare avanti. Tipo quello che faresti o diresti a te stesso che ti ha veramente aiutato a tirarti fuori da quel momento e a tornare alla continuazione della tua via del combattimento e della guarigione. Spero che abbia un senso. Grazie

Durante un periodo, quando ero nel “mio momento peggiore”, uno “strumento” che mi faceva andare avanti era il mio DVR. Non avevo Netflix (ancora) e ho dovuto aspettare settimana per settimana per guardare i miei programmi TV preferiti. NEANCHE PER SOGNO mi sarei ucciso prima del finale di stagione di TOP CHEF. Come no. #TeamCarla

E mentre mi guardavo attorno per vedere come andava a finire (in TV), mi stavo dando tempo. E una possibilità. Di cambiare. Crescere. Guarire. Dare una sterzata. Anche leggermente. Un’occasione che non avrei avuto se non avessi aspettato settimana dopo settimana.

Forse la morale della storia è: smettere di andare in overdose di TV. Pratica la gratificazione ad azione ritardata. Datti qualcosa per cui andare avanti. Un altro motivo, per quanto piccolo, per sopportare.

Hai letto La Vita nell’Aldilà di Billy Fingers di Annie Kagan?

No. Ci darò un’occhiata. Al momento sto leggendo Musica Per Camaleonti di Truman Capote. Alcuni di questi racconti sono … “del suo tempo” (un modo educato per dirlo). Ma mi sto divertendo.

Sono curioso della tua interpretazione di Leo, o Citizen Cold di Earth-X nell’Arrowverse. Hai espresso disdegno per essere stato chiamato “dolce” o avere l’idea di te come “migliore amico gay”. E non credo che tu sia realmente come il tuo personaggio, né che tu sia come loro, anche se una parte di te potrebbe essere in ciascuno di essi e viceversa. Ma Leo è, tra le altre cose … dolce. E sto pensando ad una scena in particolare in Legends of Tomorrow in cui ha un’interessante interazione “migliore amico gay” con White Canary… lui le dà un consiglio romantico e arriva addirittura a dire che è “Gay, non cieco.” Quindi sono curioso di sapere quanto la personalità di Leo ti sia stata imposta dall’esterno, da scrittori e registi che volevano vedere il personaggio in un certo modo e far urlare di gioia le fangirl per farle sintonizzare la prossima settimana, e quanto di lui è venuto da te e come volevi rappresentarlo … Mi chiedo se ti stavi divertendo a giocare sull’effeminatezza o ti irritava essere etichettato con alcune caratteristiche che tu hai espressamente menzionato, così spesso usati per essere sprezzanti nei confronti degli omosessuali. O entrambe le cose.

Amo questa maniera di indagare. I miei pensieri (in nessun ordine particolare) …

  1. L’unica persona che riesce a chiamare Leo “dolce” è il suo tesoro. Tutti gli altri sono a rischio di congelamento.
  2. Che ne dici di cercare alternative alla parola? Quelle che non vengono servite con dello sciroppo di mais? “Attento.” “Premuroso”. “Gentile”. “Di supporto.” “Sensibile.” “Cortese.” Posso essere tutte queste cose. Quindi può esserlo anche Leo.
  3. Leo è una guest star. È lì per assistere i personaggi principali/ i regolari della serie. Il centro-sinistra è il suo posto – e il suo approccio – nella storia. E ho dei problemi con Hollywood che non centra i personaggi queer e LE LORO storie. E non è THE LEO SHOW. Entrambe le cose/e.

I personaggi queer che guarniscono quelli degli etero – sempre il contorno, mai il piatto principale – non vanno bene. E, nel frattempo, mentre inizia il cambiamento (e credo che lo stia facendo), facciamo ciò che possiamo con ciò che abbiamo. Ricordi, nel crossover, quando Leo dice a White Canary, “Dammi tempo … riuscirò a penetrare quella crosta esteriore?” All’inizio lo disse a Green Arrow. L’ho letto, ho pensato, “Senza offesa a Stephen (che rispetto)… perché Leo dovrebbe fregarsene un ca—o di Arrow? Perché avrebbe scelto di risolvere questo enigma? La loro relazione non và da nessuna parte… Inoltre, Canary è proprio lì. ” Lei e Snart avevano una storia. E come Leo, lei è una queer. Reindirizzare l’attenzione di Leo verso Canary sembrava uno scambio naturale. Da qui la battuta aggiunta (“Ti stavo parlando“).

Quel momento è quindi stato scelto dalla CW come momento di rilievo per uno dei trailer del crossover. Che convalidava il tutto. Come l’accordo che io e Caity abbiamo fatto per reclamare il nostro tempo insieme sullo schermo, per rendendolo (più) incentrato su di noi (e Snart), andando oltre me e Caity.

Facciamo ciò che possiamo con ciò che abbiamo.

  1. Per quanto Leo sia “effemminato”, come hai scritto, è piuttosto “etero”. Ho fatto delle scelte che mi sembravano giuste, necessarie e divertenti (per me). Non ero preoccupato di “dare alla gente quello che voleva”. Né delle autorità superiori, né del pubblico. Se l’hanno apprezzato, fantastico. Se non l’hanno fatto, anche quello và bene. Ma la responsabilità è stata (o è) solo mia.

Amo quando parli del tuo gruppo di uomini e delle cose che hai imparato da loro. Come si fa a trovare un buon gruppo di supporto? Mi piacerebbe trovarne uno nella mia zona per le donne, ma ho fatto ricerche su google e chiesto al mio medico di base e non mi hanno dato molte informazioni

Esistono differenze (secondo me) tra un “gruppo di uomini” e un “gruppo di supporto”. Il primo può funzionare come quest’ultimo, ma questo non è il suo unico scopo. Se Google non sta trovando nulla a livello locale e/o utile per te, potresti prendere iniziativa da sola. Spaventoso, ma la gente lo fa. Dai un’occhiata ad organizzazioni come Woman Within International (un affiliato del ManKind Project). Invia delle email. Chiedi un consiglio su come creare un gruppo. Oppure, se è una cosa scoraggiante, crea un gruppo diverso, potenzialmente meno intenso (potenzialmente) che un giorno potrebbe favorire il tipo di gruppo che hai in mente. Un club del libro. Un club sulla natura. Una volta che è attivo e funzionante, e hai incontrato persone con cui sei in sintonia, crea una cerchia separata per affrontare temi / problemi. Inizia con una manciata di gente, invitane di più nel tempo, guarda cosa succede. Ho la sensazione che la maggior parte di queste organizzazioni siano nate su piccola scala. Hanno iniziato nel salotto di qualcuno.

Ehilà, sto affrontando la maggior parte delle cose della mia vita utilizzando la scrittura. Tuttavia, a volte sono davvero sopraffatto e non riesco a trovare parole appropriate, il che mi lascia bloccato in questa stanza colma di troppi sentimenti, che sono allo stesso tempo troppo pochi e in un uragano di pensieri. Come posso rimanere nell’occhio del ciclone per vedere tutto da un altro punto di vista e trovare finalmente le parole?

Lascia perdere le parole. Comincia a curare un giardino roccioso. Comincia a curare un giardino roccioso giapponese. Scala un muro. Spacca legname. Costruisci un castello di sabbia. Distruggi il castello di sabbia. Dipingi. Usa la vernice spray. Usa la vernice spray su una vecchia sedia. Visita un museo. Compra una cartolina nel negozio di articoli da regalo. Fissala ad uno specchio. Riorganizza i tuoi libri. Buttali sul pavimento. Calciali lungo la stanza. Prendi una penna. Scrivi una frase. Vedi se qualcosa è cambiato. Altrimenti, abbandona le parole. Comincia a curare un giardino roccioso.

La mia domanda è, quale pensi che sia una delle cose più importanti che gli educatori dovrebbero insegnare o continuare ad insegnare ai nostri ragazzi riguardo alla salute mentale?

Empatia. Dovremmo insegnare ai bambini l’empatia. L’intelligenza emotiva. Se lo facessimo, secondo me, ci sarebbe molto meno da insegnare loro sulla salute mentale perché molte meno persone sarebbero affette da problemi di salute mentale. (O soffrirebbero in silenzio o più del necessario).

C’è qualcosa che hai ancora la sensazione che ti manca?

Se avessi fatto un elenco di Tutto Quello Che Non Ho, sarebbe stato lungo. Esattamente come chiunque altro. Ma credo davvero, nel profondo del mio cuore, che mi manchi qualcosa? No. Credo che abbiamo ciò che intendevamo ottenere. Proprio come credo che siamo esattamente chi/cosa/quando/dove dovremmo essere. Non sto dicendo che non c’è libero arbitrio. Non sto dicendo che non posso scegliere, lottare e sognare. Ma il trucco, secondo me, è di apprezzare e celebrare ciò che ho già. Mentre ce l’ho.

Il mondo coltiva la necessità (“Ne ho bisogno”) e il pensiero che tutto sia dovuto (“Me lo merito”). È una cosa pericolosa. Quando guardi la TV, le 4 o 5 pubblicità all’interno di ogni pausa sono progettate per spostare l’attenzione da ciò che hai a ciò che ti manca. Subentra l’insoddisfazione. “La mia vita non è/non sarà/non può essere completa se non ottengo quella cosa“. Poi ci agitiamo/arrabbiamo/ ci deprimiamo quando non otteniamo quella cosa. O quando otteniamo quella cosa, ma non era la cosa che pensavamo di ottenere.

Qualcuno una volta mi ha detto che alcuni gioielli, specialmente con pietre preziose o cristalli, ti lasciano di loro spontanea volontà. Sono pensati per essere tuoi per un determinato periodo di tempo, fornendo cure o protezione o quello-che-vuoi. Poi cadranno dal tuo dito. Si slegheranno dal collo. E andranno via. Va bene sentirsi tristi se se ne sono andati, ma in realtà non ne senti la “mancanza”. Il loro tempo con te è finito e il loro lavoro è terminato.

Credo che le persone e le relazioni funzionino in modo simile. Un giorno lascerò questa pagina. Per esempio. Non “mancherò”. Sarò solo da qualche altra parte. Il nostro tempo insieme sarà finito e il nostro lavoro (qui) sarà terminato. Il trucco è di apprezzare e celebrare ciò che abbiamo mentre ce l’abbiamo.

Tra tutti i film e le serie tv ce n’è qualcuno che guardando indietro ti sei “pentito” di fare? Uno a cui non avresti partecipato se avessi saputo come sarebbe andata a finire, sarebbe stato accolto dal pubblico o dai critici.

Bella domanda. La risposta è “No.”

Viviamo in quella che io considero la “cultura della recensione”. Stiamo tutti recensendo tutto il tempo. Libri, spiagge, film, cibo, pagine, profili, altre persone (specialmente altre persone). Gli dai un nome, noi lo recensiamo. A noi “piace”, a noi no. Noi lo “capiamo”,  noi no. Pollice in su, pollice in giù.

Sono stato recensito e valutato a lungo (molto tempo) prima di arrivare a Hollywood. Dai genitori. Dagli insegnanti. Dai miei coetanei, datori di lavoro, responsabili di ammissione. Come tanti, le recensioni che ho ricevuto sono state contrastanti. Le negative costantemente. “Non è abbastanza.” “Troppo.” “Meno di così.” “In maniera diversa.” Eccetera.

Come tanti, ho interiorizzato quanto sopra, tutto questo è diventato il mio peggior nemico. Mi sono auto-flagellato. Indossavo il cilicio. Non c’è, a questo punto, nulla che mi si possa dire che non abbia già detto a me stesso. E anche di più. Rispetto al critico che è nella mia testa, che mi recensisce senza sosta, tutti gli altri sembrano un orsacchiotto. Senza denti. Extra soffice.

Ma condividerò con voi un pensiero che mi è venuto in mente recentemente:

Non esisto per essere recensito.

Potrebbe essere vero? Potrebbe (eventualmente) essere così semplice? (E complesso?)

Non esisto per essere recensito.

Una nuova idea, faccio la prova nella mia testa. Un nuovo gusto, lo assaporo in bocca.

Non esisto per essere recensito.

Con l’età (non ho paura di invecchiare comunque, né ho bisogno di sentirmi ancora giovane, per vostra informazione), sono sempre meno interessato ad essere recensito. Negativamente E positivamente. Questo vale per “il pubblico che guarda”, i critici, Hollywood, la mia famiglia, i miei amici, i commentatori sui social media e l’ampia gamma di divinità e sistemi di valori adorati dai suddetti.

Vale anche per me. Ma ancora più importante. Il mio critico interiore, “il pubblico che guarda” che è privato, io che guardo e mi recensisco, è diventato più tranquillo man mano che invecchio. Più delicato. E’ più clemente, immagino. Più compassionevole. Ad essere onesti, sembra meno interessato. A me e alle mie str-zate. Al mio agitarmi. “Lo sto facendo bene?” Gli dico. “Ehi, tu. Pollice in su o pollice in giù?” Ora potrebbe semplicemente scrollare le spalle, piegarsi all’indietro sul suo sedile, farmi un piccolo sorriso. Dir nulla.

Giuro, a volte lo vedo sonnecchiare.

 

https://www.facebook.com/wentworthmilleractorwriter/

Quanto sopra non è “la verità”. È la mia verità. La mia verità momentanea. Da cui mi concedo spazio e il permesso di evolvere in qualsiasi momento.