Mailbag 6.1

Traduzione della mailbag 6.1 (10 maggio 2017) a cura di HEATHER

Mailbag 6.1 – Originale 

Splendide domande, ragazzi. Troverete le mie risposte qui sotto. Con un po’ di fortuna avrò il tempo e la connessione veloce per produrre la 6.2 a breve.

Nel frattempo, vi ringrazio per tutto il sostegno e i riscontri positivi. Significa molto per me. E se state guardando e apprezzando la nuova stagione di PB ne sono contento. – W.M.

* * * * *

D: Come stai oggi?

R: Sto bene. Grazie per averlo chiesto.

D: Ti piacciono i massaggi ai piedi?

R: In effetti, sì.

D: Ti ho visto nelle foto scattate dai paparazzi e hai sempre due caffè in mano, uno è freddo e uno è caldo e mi chiedevo qual è il tuo?

R: Quello freddo. E poi quello caldo.

D: Come ti fa sentire sapere che sei importante per migliaia di persone a cui sono stati così d’aiuto la tua esperienza e il tuo self-care?

R: Onorato. Grato. Ispirato. Sopraffatto. Commosso. (E di nuovo ancora).

D: Come diavolo fai ad essere così bello?

R: Genetica.

D: Ora o nel tuo futuro pensi che metterai su famiglia e ti sposerai?

R: Non è sulla mia lista delle cose da fare, ma neppure lo escluderei.

D: Vuoi sposarmi??

R: No, ma grazie.

D: A questo punto della tua vita hai mai valutato o stai valutando l’idea di scrivere un’autobiografia?

R: Sì, ci ho pensato/ci sto pensando.

D: Come riesci a trascorrere un’intera giornata da solo e questa solitudine è per te un tabù o un tesoro?

R: Un “tesoro”. Più vecchio divento più mi accorgo di preferire la mia sola compagnia. Una cosa che ritengo positiva. Il segnale che sto imparando ad amare me stesso. E questo, secondo me, è il lavoro di tutta una (la mia) vita.

D: Ricordo di aver letto da qualche parte che ti piacciono i giochi da tavolo. Qual è il tuo preferito?

R:Mastermind” dell’Invicta Games. Anche “Simon” della Milton Bradley.

D: Qual è il tuo film di Hitchcock preferito e perchè?

R: “Shadow Of A Doubt” (L’ombra del dubbio). “SOAD” + Dracula + “The Stepfather- Il Patrigno” (1987) + Abbiamo sempre vissuto nel castello + varie ed eventuali = “Stoker”

D: Qual è un bel libro da leggere? Quale vorresti leggere?

R: La Canzone di Achille di Madeline Miller (nessuna parentela) è sul mio comodino. Non letto (finora). Ma mi è stato vivamente consigliato.

D: Mi chiedevo se avessi un fiore/una pianta preferita.

R: Ho un debole per le rose. Mi piacciono sfrontate e impudenti. Esagerate.

D: Nessuna domanda, solo grazie per il tuo coming out e perché salvi delle vite raccontando di come hai salvato la tua.

R: Sapere che la mia storia si ripete nella storia di altre persone… e che la loro si ripete nella mia… tocca il mio cuore.

D: Peter Capaldi lascerà alla fine di questa stagione. Prenderesti in considerazione l’idea di impersonare il Dottore?

R: È una domanda su Doctor Who, giusto? Vi svelerò un segreto… che resti tra noi… sullo schermo e fuori… i viaggi nel tempo mi interessano davvero poco. Forse perché ne ho già speso tanto a “riesaminarlo”. Rimuginare sul passato e sognare il futuro? A me sembra che la sfida – intesa sia come stimolo che come impegno – sia qui e ora. Nel presente.

D: Come sai quando puoi fidarti delle tue emozioni e quando non puoi?

R: Ho sentito dire che il modo per capire la differenza tra una reazione istintiva (affidabile) e una reazione emotiva (meno affidabile) è questa. Quando a parlarti è il tuo istinto non c’è nessuna emozione collegata. Il tuo istinto è imparziale. È come ricevere un consiglio da un (buon) avvocato.

D: Qual è stata la persona che ha avuto più influenza nella tua vita?

R: Me stesso.

D: Sto guardando tutto quello in cui ci sei tu!!! E tu cosa guardi?

R: Non guardo più molta tv. Tranne che in aereo. Allora guardo Big Bang Theory, un episodio dopo l’altro.

D: Quando hai cominciato a cantare?

R: Dovrei chiedere a mia madre. Ma immagino… dalla culla?

D: Dove ti piacerebbe andare in viaggio e come (un’avventura zaino in spalla per incontrare gente? O in un hotel tutto organizzato?)?

R: Isola di Pasqua “tutto organizzato”. A quanto pare non è il posto più facile da raggiungere.

D: Qual è la tua idea di snack salutare?

R: Uvette e mele Fuji.

D: Frutta sulla pizza – sì o no?

R: Sì.

D: Sai cucinare?

R: No, ma la scorsa settimana sono riuscito a preparare tante uova sode.

D: Se potessi cambiare una cosa nel presente o nel passato, quale sarebbe e perché?

R: Mi preoccuperei (ancora) di meno di quello che pensa la gente.

D: Se potessi scegliere di interpretare un personaggio di Shakespeare quale sarebbe e perché? Amleto, MacBeth, Re Lear, Giulio Cesare…?

R: La risposta è E) “Nessuna delle precedenti”. Mi piace un po’ di Shakespeare di tanto in tanto, ma solo come spettatore.

D: Il prossimo anno inizierò la scuola di recitazione. A volte, in mezzo alle persone, divento molto nervoso. Come riesci a stare calmo quando ti trovi di fronte a tutti?

R: Vedi, il mio insegnante di recitazione diceva: “Nessuno pagherà per vederti a tuo agio”. Ciò che le persone vogliono è il “disagio”. Questo è il punto. Alcuni attori hanno costruito intere (e molto redditizie) carriere sul loro essere nervosi, sul loro recitare nervoso, sull’incanalare la loro energia nervosa… “Io sono quello nervoso!” (O quella). Può essere comico o drammatico o entrambi. Chi lo sa? Magari “nervoso” è il tuo punto forte, il tuo segno distintivo. Invece di reprimerlo o calmarlo, prova ad andare incontro al tuo nervosismo. Ad accoglierlo. A parlare, a muoverti, a creare da quella condizione così carica di emozioni. Potresti trovarci quello che fa per te.

D: Mi sono appena trasferito a LA per recitare. Qual è il modo migliore, secondo te, per entrare in contatto con la propria vulnerabilità?

R: Un suggerimento che ricordo da una lezione: scrivi su un biglietto un segreto che mai e poi mai vorresti che qualcuno sapesse. Mettilo in una busta, chiudila bene, poi dalla al tuo partner di scena perché lo tenga in tasca fino a quando la scena è finita. Puoi anche scrivere qualcosa per o sul tuo partner di scena. “Ti amo”, “Sei senza talento”, ecc. E benvenuta vulnerabilità.

D: Tempo fa hai scritto che in te esiste una mentalità patriarcale che ti avvelena la mente con bugie sull’impossibilità di cambiare. Esiste, in te, una mentalità matriarcale? Se sì, ha un messaggio per il tuo ribelle io interiore?

R: Credo di aver parlato di una mentalità patriarcale negativa. Le mentalità patriarcali possono essere negative o positive (secondo me). Così come le mentalità matriarcali (secondo me). (Nota a parte: ho passato del tempo a chiedermi se esiste in me, accanto a una vena di mascolinità tossica, una di femminilità tossica. E come questa potrebbe presentarsi.). Tornando alla tua domanda, immagino che la mia mentalità matriarcale (positiva) possa parlarmi dei modi in cui posso prendermi cura di me stesso. Per iniziare.

D: Subisci molti pregiudizi ora?

R: No, non penso di subirne, almeno non di quelli più ovvi. Non se paragonati a quelli subiti da altri. Riesco (di solito) a gestire diverse situazioni che un’altra persona – a causa della razza o del gender o della sessualità o dello stato di salute mentale percepito – non è in grado di fare. Non senza difficoltà. #privilege

D: Non ho idea di come iniziare a scrivere un libro in cui raccontare la mia esperienza sul pregiudizio e sulla battaglia che ho combattuto e continuo a combattere contro il DPTS. Ho così tanto da condividere. Sono una ex infermiera e sto ricostruendo la mia vita mentre mi sto riprendendo. Al posto mio come inizieresti, il libro è nella mia testa ma i miei dubbi mi frenano dall’andare avanti.

R: Probabilmente hai tante storie a cui fare riferimento per la tua esperienza che ti piacerebbe raccontare. Scegline una, prendi un registratore (ci sono tante app adatte), fai finta di parlare ad un amico, un paziente, un familiare… e raccontagli la storia. Mi piace pensare che quello che avrai registrato sarà la tua voce narrativa autentica. (Una di esse quantomeno. Le storie possono cambiare e cambieranno significativamente a seconda di chi ti ascolterà). Scrivi esattamente quello che ti esce di bocca, aggiustalo (o no) e avrai la prima pagina (o le prime cinque pagine) del tuo libro.

D: Questa non è una domanda, ne ho già postata una ma sentivo il bisogno di mandarti semplicemente un saluto e dirti quanto mi manchi e che spero tu stia bene e che ti voglio tanto bene.

R: Grazie. Anche voi mi siete mancati. Baci e abbracci.

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