On Boundaries 2.0

Graphic by Miria

SUI CONFINI 2.0

D: poi c’è il dilemma di quando la verità di qualcuno pronunciata a voce alta oltrepassa i confini di qualcun altro. E quanto diventa importante la realisticità (esiste come parola?) dei confini? Posso aspettarmi che gli altri rispettino i miei confini se sono irragionevoli?

 

R: Grazie di aver creato questa opportunità per un veloce approfondimento.

 

Cos’è “irragionevole”? I tuoi confini? O la persona che non li sta rispettando? Non conosco i dettagli della situazione di cui parli (ovviamente), quindi me ne terrò fuori.

 

Per quanto riguarda ciò che dovrebbe accadere all’intersezione tra il Dire la Mia Verità e i confini di altre persone… su QUESTO ci ho riflettuto. In particolare riguardo a: linguaggio ed etichette.

 

Ecco il mio pensiero:

 

Non mi piace la parola “bastardo”. Per esempio. (Non parlerò del perché. Diciamo solo che non mi piace). Non uso quella parola per riferirmi a me stesso o ad altri. Che siano di razza mista o meno.

 

Tuttavia, se sei di razza mista e ti piace la parola “bastardo”, se è così che scegli di riferirti a te stesso, se lo trovi stimolante/positivo/responsabilizzante, sono al 100% fatti tuoi.

 

Non sta a me dire: “Non usare quella parola quando ti riferisci a te stesso”. (Potrebbe essere la mia opinione ma la terrò per me). Non so cosa sia vero per te. Non conosco la tua storia. Non so cosa tu abbia visto/sentito/vissuto che possa averti spinto a reclamare la parola “bastardo”.

 

E se non so cosa SIA vero per te, non sta a me dirti cosa DOVREBBE esserlo.

 

Tuttavia, STA a me dire, “Non usare quella parola quando ti riferisci a me”.

 

Nel momento in cui Dici la Tua Verità su di me – a me – nel momento in cui ti appresti a Parlarmi (cosa della quale ho il diritto di rifiutarmi), se vuoi mostrare rispetto verso di me e verso i miei confini, mi parlerai con tatto, criterio, considerazione (TCC). Se non desideri farlo saprò che il rispetto non è parte integrante del nostro rapporto. (Buono a sapersi).

 

Come regola generale, nel momento in cui Dico la Mia Verità e non riguarda me stesso, non appena mi appresterò a Parlarne Agli Altri, ho bisogno di farlo con quanto più TCC possibile. Considerando anche se è appropriato e necessario parlarne affatto. Cerco di non vivere la mia vita supponendo che gli altri esistano per essere giudicati da me, a prescindere dall’incredibile intuizione che potrei avere (o pensare di avere) riguardo a chi essi siano e al perché fanno Ciò Che Fanno.

 

Una di queste brillanti intuizioni, penso, per me, sia quella di continuare a lavorare sulle affermazioni in prima persona e di continuare ad attenermi ad esse. “Ciò di cui ho bisogno adesso è un po’ di spazio” potrei affermare, invece di “Perché sei così appiccicoso?”. In tal modo sto Parlando della Mia Verità, considerando i miei bisogni e lasciando fuori l’altra persona. Questo è rispettoso. Se poi mi verrà chiesta la mia opinione – “Perché pensi che io sono così f-ttutamente appiccicoso?” – allora lo farò a pezzi. (Sto scherzando).

 

Storicamente i miei commenti preferiti su questa pagina (alcuni di essi) sono scritti da persone che hanno Pregato Per Quella Cosa, hanno consultato attentamente il loro Testo Di Riferimento Religioso/Spirituale, e sono felici di informarmi che gli sta bene la mia omosessualità. Che io potrei – incrociando le dita – non andare all’inferno dopotutto. (Sto scherzando. Queste persone possono andare a fanc-lo).

 

Nello storico, i miei commenti preferiti su questa pagina (alcuni di essi) sono fatte da persone che condividono qualcosa. Capiscono, consciamente o inconsciamente, che quando io posto – qualunque cosa io posti – non è un invito a ParlarMi Di Me. Queste persone riconoscono che non mi conoscono. O che non sanno cosa sia vero per me. Capiscono che tutti noi abbiamo verità diverse. E che quelle verità non è necessario che si allineino perfettamente. Infine, queste persone tendono a postare commenti su sé stessi. “Io capisco quello di cui parli perché…” oppure “Non capisco quello di cui parli perché”… o “Questo mi ricorda quella volta in cui io…” (Di nuovo – affermazioni in prima persona).

 

Questi sono, nello storico, (alcuni dei) miei commenti preferiti.

 

Se Sto Dicendo la Mia Verità su di me, è probabile che io sappia di cosa sto parlando. (E sono meno propenso a offendermi). Se sto Dicendo la Mia Verità su di te – a te – è tutta un’altra storia. Specialmente se tu pensi, come anch’io penso, che molti dei nostri problemi con le persone e riguardo le altre persone riflettano – in qualche modo, misura e forma – i nostri problemi con noi stessi e riguardo a noi stessi.

 

Questo ha sia aspetti negativi che positivi. Ciò che non mi piace di te, non mi piace di me. Ciò che amo di te, lo amo (o è quello che vorrei amare) di me… Quando troviamo queste qualità in altre persone (qualità negative e positive), c’è una ragione per cui attirano – e mantengono – la nostra attenzione. È li che abbiamo da lavorare (Secondo Me). O che dovremmo. Il che significa che le persone a cui sta bene la mia omosessualità probabilmente stanno lavorando per stare bene con la loro. (Ben trovati).

 

Il che significa che è ancora più importante che quando ti Parlo di Te io lo faccia con TCC. Che io mostri rispetto per te e i tuoi confini. Perché in quel momento io sto, potenzialmente (inevitabilmente?) Parlando a me di me stesso.


 Quanto sopra non è la “verità”. È la mia verità. La mia verità del momento. Dalla quale mi riservo lo spazio e il permesso di evolvere in qualsiasi momento.