Mailbag 2

Ragazzi, amo davvero leggere le vostre domande. Sono così riflessive. Così sincere. Vi ringrazio per gli auguri. Ricambio. — W.M.

P.S. Mi è stato richiesto un sito web ufficiale. Al momento, non ne ho uno, ma vi terrò aggiornati se/quando le cose dovessero cambiare. Per il momento, questa è la mia unica piattaforma social. Ogni altro profilo Twitter, Instagram e via dicendo, che riporta il mio nome, non ha nulla a che vedere con me.

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Domanda: Ciao Went! Questo è quello che vorrei chiederti! Ho molto a cuore quest’argomento…! Disegni ancora? Scarabocchi ancora come eri solito fare durante il college? Disegnavi e ti piaceva, ho anche visto i tuoi disegni per i fumetti ed eri così bravo! Ti è mai successo di avere tra le mani una matita e sentire il bisogno di disegnare qualcosa, su un tovagliolo, mentre parli al telefono, sui post-it incollati sul frigo (di disegnare i baffi sui volti dei modelli su una rivista)… insomma, su qualunque superficie che ti faccia venire voglia di disegnare qualcosa? Mi piacerebbe conoscere la tua risposta! Chissà quando riuscirò a chiederti qualcosa di più serio… Buone vacanze a te e alla tua famiglia! Buon Natale!!!

Risposta: Grazie. Buone (anche se in ritardo) vacanze anche a te e ai tuoi. Non sto disegnando molto in questi giorni, ma ogni tanto mi viene l’ispirazione. In genere, finisco con disegnare delle linee sinuose, ma va bene così… perché potere alle linee sinuose! L’ultima immagine che ho disegnato e condiviso erano le copertine per Stoker e Uncle Charlie. Penso che abbiano aiutato ad impostare lo sfondo per le storie narrate. Non del tutto ‘reali’. Interpretate come se fossero reali, ma un tantino fuori dalla realtà.

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Domanda: Buongiorno! Signor Miller! Sono felice di poterti scrivere e ti ringrazio per il tempo che dedichi a noi! Se posso, vorrei chiederti tre cose: a) Che sia sul lavoro o sulla tua vita, puoi raccontarci qualcosa?

Risposta: Buongiorno/buon pomeriggio/buonasera. Vi racconto qualcosa sulla mia vita, un’abitudine che ho acquisito di recente. Sempre più spesso, quando mangio fuori con un amico, gli chiedo se possiamo fare una pausa dopo esserci seduti. Restare in silenzio per un minuto. Così che io possa ricompormi. Arrivare. Perché a volte è come se io stessi fisicamente seduto al tavolo, ma mentalmente/emotivamente sono ancora nel mezzo del traffico, impegnato ancora in qualunque cosa stessi facendo prima di arrivare lì. Credo che se facciamo una pausa prima di cominciare, possono emergere delle cose che non emergerebbero altrimenti. Una storia divertente. Triste. Un pensiero a caso che non mi ero reso conto di voler raccontare al mio amico fino a quel momento. Potrebbe sembrare strano, sedersi in silenzio per un minuto o due, ma intensificherebbe quello che viene dopo.

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Domanda: Prima di tutto, ti auguro Buon Natale. Spero che avrai occasione di passare del tempo con i tuoi cari. In secondo luogo, dato il periodo, ti faccio una domanda natalizia. Cavolini di Bruxelles: amore o odio?

Risposta: Grazie. Buon Natale anche a te. Non direi esattamente che amo i cavolini di Bruxelles, ma mi piacciono. Soprattutto, se conditi con burro e sale. Ogni cibo è più buono con del burro e sale. E’ una mia impressione.

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Domanda: Farti una domanda è più difficile di quanto immaginassi. Quindi, ti faccio più di una domanda. Incrocio le dita!!! 1. A seconda dei motivi, quando ci sentiamo tristi, ognuno di noi affronta la tristezza in modi diversi. Uno dei modi con cui affrontiamo la situazione è parlandone con qualcuno. Tu hai ‘qualcuno’ (un amico o un familiare) nella tua vita con cui parlare, che ti capisce, a cui ti rivolgi quando ne hai bisogno? Sì o no come risposta mi basterebbero.

Risposta: Sì. E no. Sono fortunato ad avere pochi, ma buoni amici. Persone di cui mi fido. Persone a cui rivolgermi quando ho bisogno di conforto o di uno spazio accogliente dove poter essere ascoltato. Detto questo, nessuno di loro mi ‘capisce’ al 100%. Semplicemente perché loro non sono me. Non indossano i miei panni. Credo che sia impossibile aspettarci che gli altri ci capiscano sempre e comunque. C’è sempre una delusione. Ecco perché è importante che io sia il miglior amico di me stesso. Anche se non sempre lo sono stato. Nessuno può riservarmi uno spazio flessibile, tollerante, di apprezzamento. Ci sono dei giorni in cui mi sembra di essere l’unico in grado di capire. Intendo dire, che ci sono giorni in cui mi sembra che solo io posso capire me stesso. E va bene così. Ancora meglio se è così. Essere il miglior amico di me stesso è una parte del mio percorso. Una parte essenziale.

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Domanda: Lol, ho delle domande da farti… com’è stato per te il 2014, a livello professionale e personale? Gracias.

Risposta: Il 2014 mi ha concesso molti doni, ma credo che il più importante di tutti sia il dono della sorpresa, la scoperta che posso e posso continuare a sorprendere me stesso. Quando ero piccolo, saltavo fuori dal letto tutte le mattine, con l’argento vivo addosso e pieno di speranza, domandandomi che cosa mi avesse regalato quella giornata. Poi, ad un certo punto, ho cominciato a credere di sapere che cosa mi avesse regalato quella nuova giornata. E che ogni giorno sarebbe stato uguale al giorno precedente. E poi, uscire dal letto ogni mattina è diventato sempre più difficile. Ma ora che so che il cambiamento e la crescita sono possibili, che domani posso essere, sentirmi e pensare  in maniera diversa rispetto a come posso essere, sentirmi e pensare oggi, ho riscoperto quel senso di speranza. Di possibilità. Di sorpresa.

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Traduzione a cura di Tamara Rizzato

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